Lo ammetto: sono tanti i giorni in cui mi sento egoista nei confronti di mio figlio.
Sarà il mio continuo desiderio di mettermi in discussione, sarà il sopraffare della stanchezza. Il problema principale di sentirsi una mamma egoista è che ti fai accecare dai sensi di colpa. Eppure non esco mai senza mio figlio e con lui condivido ogni momento della mia giornata. Nonostante attenzioni e coccole mi sento una mamma che deve lavorare su se stessa, imparare a dare di più e chiedere di meno.
Ora lui non può capire, avendo solo venti mesi, ma ho comunque delle richieste. Forse sono comprensibili, forse io sono una mamma sbagliata, devo ancora scoprirlo. In ogni caso se è malato gli chiedo di non piangere e dimentico che per lui il pianto è una richiesta di aiuto. Se ha voglia di stare abbracciato a me per ore gli chiedo di darmi un altro po’ di tempo, perché devo lavorare, cucinare, sistemare, lavare. Anche in questo caso dimentico che lui ha voglia solo di me, di carezze e coccole pulite. Che la sua richiesta ha una motivazione precisa.
I momenti da mamma egoista sono veramente tanti, ma giuro che sono inconsci. Il punto è che, pur essendo di natura una persona altruista, un figlio ti mangia tutta la tua persona. Ed è una cosa bellissima, perché racchiude il senso di maternità, rende speciale e indissolubile un rapporto che durerà per tutta la vita. Un figlio ti risucchia tempo ed energie, ti fa cambiare priorità e stile di vita.
Mi rendo conto che prima di essere madre non avrei mai creduto che l’attaccamento di mio figlio fosse così totalizzante, che il suo entrare dentro mi stancasse così. Perché di questo parlo, il punto è sempre lo stesso, la stanchezza.
Una mamma quando chiede a suo figlio di non urlare anche se è malato lo fa perché è stanca. Ha bisogno di silenzio perché è sfinita. Non ha dormito tutta la notte per accudirlo, ha badato alla casa e ha cucinato per la famiglia, ha lavorato e non ha avuto il tempo nemmeno di andare in bagno per pettinare i capelli. E ha fatto tante cose con il figlio in braccio, urlante e con crisi nervose causa malessere. Una mamma chiede a un figlio di non piangere perché a breve potrebbe piangere lei per disperazione. Perché non sa come consolarlo e aiutarlo. E mentre fa la sua richiesta si sente in colpa. Si sente una mamma egoista. E stupida.
Se chiede un po’ di tempo per fare altro, anziché trascorrere le giornate abbracciata con il figlio sul divano, lo fa perché ha delle responsabilità a cui non può dire no, doveri e impegni che le pesano sulla testa e le indeboliscono il cuore. È in quel momento che si sente egoista e cinica.
Smettere di esserlo significa ammettere di essere mamme imperfette. Equivale ad alzare bandiera bianca. Vuol dire soprattutto fregarsene delle mille cose da fare, del vortice di emozioni che ti invadono dentro con un figlio. Sarebbe così bello farsi avvolgere da quella totalità di impegni che porta una nascita, dimenticare tutto ciò che si vorrebbe, spegnere il cervello e pensare solo a lui. A lui che ci guarda con quegli occhi infiniti e belli, pieni di amore per la sua mamma. Una mamma che ama con tutto se stesso e che non sostituirebbe con nessuno al mondo.