Nel 1970 la NASA sviluppò le tute anti-G, che erano usate nelle parti più delicate delle missioni degli astronauti. Comprimendo le parti inferiori del corpo si poteva evitare che il sangue andasse verso il basso, ma che continuasse ad arrivare al cervello. Oggi, questo indumento può salvare la vita di molte donne in caso di emorragia ante e post-partum.
Come funziona la tuta NASG
Queste tute, conosciute in inglese con l’acronimo NASG (Non-pneumatic Anti-Shock Garment), sono fatte di Neoprene e velcro e si mettono intorno a gambe, bacino e addome di donne incinte o puerpere che hanno emorragie per ridurre la perdita di sangue.
“A livello mondiale, il 27% dei decessi di donne incinte sono provocati da emorragia. Sebbene sia ancora necessario dimostrare l’utilità del dispositivo su larga scala, le NASG sembrano promettenti per contribuire a ridurre il tasso di mortalità materna” ha dichiarato il dottor Belizán.
Lui e la dottoressa Suellen Miller, che ha diretto il programma Maternità Sicura dell’Università di San Francisco in California, hanno fatto diverse ricerche sull’utilità di questo dispositivo.
La tuta NASG ha ridotto la mortalità del 57%
In una pubblicazione della rivista scientifica Reproductive Health, uno studio della Miller ha dimostrato che l’NASG ha ridotto del 57% il rischio di morte associato a emorragia ante o post partum. Questa percentuale è stata ottenuta su un campione di 880 donne in Africa e in Asia che hanno avuto queste complicanze e hanno ricevuto aiuto con questo dispositivo.
Sia l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che la Federazione Internazionale di Ginecologia e Ostetricia (FIGO) raccomandano l’utilizzo degli indumenti antishock non gonfiabili nelle loro linee guida di pratica clinica.
Il campione di donne sule quali è stata utilizzata questa tecnica non è ancora così ampio da poter dare dei risultati certi e ci sono anche dei dubbi da sciogliere quali, ad esempio, l’igiene di questi indumenti e la loro riusabilità, ma le premesse per salvare vite umane sono ottime.