I vagiti dei bebè non sono tutti uguali ma cambiano in base al Paese d’origine. Questo è ciò che sostiene uno studio condotto dall’Università di Wurzburg.
I vagiti e il pianto non sono tutti uguali
Durante i nove mesi di permanenza nel grembo materno, il neonato ha percepito le inflessioni linguistiche della madre e le ha fatte proprie. Riuscendo ad avvertire i suoni provenienti dall’esterno, quindi, il feto è in grado di interiorizzarli e farli propri. Questo processo fa sì che, alla nascita, i suoni avvertiti siano “riutilizzati” dal bambino per produrre dei vagiti tipici del luogo di provenienza. I ricercatori dell’Università di Wurzburg, infatti, hanno notato che nel caso di idiomi tonali, in cui le parole assumono un significato diverso in base al tono della voce (come avviene nel cinese mandarino), il pianto del bambino è quasi musicale.
L’inflessione materna è significativa per i vagiti del neonato?
Nelle lingue europee, invece, sembra che l’inflessione materna non produca un impatto significativo sul neonato. Per dimostrare la loro teoria, gli scienziati hanno esaminato 55 bebè a Pechino e 21 neonati provenienti da una regione del Camerun. Le madri del primo gruppo si esprimevano in cinese mandarino, formato da sole 4 tonalità, mentre quelle del secondo parlavano una lingua caratterizzata da numerose inflessioni. In una prima fase, quindi, si è proceduto alla registrazione di “lamenti” tipici del neonato, quelli compiuti, ad esempio, quando ha fame. In un secondo momento, questi suoni sono stati confrontati fra loro per scoprirne le eventuali differenze e i risultati ottenuti hanno dato ragione ai ricercatori.
Anche il clima fa la sua parte!
Secondo un’altra indagine, condotta dal Max Planck Institutes di Lipsia (Germania), ad influenzare il pianto e i vagiti dei neonati non è solo la lingua d’origine ma anche il clima. L’umidità presente in certe aree del pianeta, infatti, permetterebbe alle corde vocali di modulare meglio i suoni e indurre i bebè a esprimersi in un modo piuttosto che in un altro!