La nuda verità, è la vostra pelle. Ho scoperto di averne un mostruoso bisogno.
Quando siete nati, ognuno di voi, non siete entrati piano, nessuna gradualità, nessuna prova generale. I figli fanno il loro ingresso nella vita con una prepotenza inaudita. Non importa se sei pronta, se non lo sei. Se sei stanca o fresca, giovane o già quarantenne. Se hai un lavoro solido o un impiego da due soldi. Se lo tieni, se lo molli. Se qualcuno ti assiste, i nonni, un parente. Un marito sempre accanto, o se sei sola, nei giorni e nelle notti. Nelle luci da tenere accese sul comodino, nel latte che spremi dal seno perché ti sembra sempre poco.
I figli arrivano dal ventre al mondo, in una manciata di ore. E fanno piazza pulita.
Si può impazzire, per questo. Io certe giornate piangevo. T’inzuppi nella maternità e non resta un solo lembo asciutto, a volte ti chiedi come tirarti fuori, come salvare un angolo di quello che eri.
Poi farà come le luci a intermittenza: quel bisogno di te va e viene. Si addomestica.
I primi mesi eravate senza forma, i primi tempi un neonato è un amore liquido: prende la forma della mamma. Tra le sue braccia, sulla sua pancia, nel marsupio. Potevo tenervi e prendervi ogni volta che volessi, e anche ogni volta che volevate voi: in tutto, voleva dire… sempre.
Quando avete incominciato a scoprire le cose, facevate larghi giri come pescatori di scoperte. Poi tornavate in porto. È una forma diversa di unione, è lasciar andare e venire. È restare vicina, pronta, senza trattenervi. Non posso più prendervi ogni volta che ne ho voglia. Non posso pretendere che stiate in braccio, non posso costringervi a un bacio, sottrarvi da un vostro spazio.
State diventando quello che sarete. Sarete molto più del vostro bisogno di me. Più del mio bisogno di voi.
Ma quella vostra primordiale prepotenza è funzionata, ormai: rimane un istinto alla pelle, ad annusarvi, a stringere mani capaci, a scaldare piedi e sfiorare capelli.
Abbiate pazienza, come ne ho avuta io: lasciatevi stritolare la sera, baciare al mattino, riempirmi di gioia quando solo io posso curare una sbucciatura, mettervi un cerotto, allacciarvi le scarpe.
La nuda verità è che la vostra pelle ha la stessa sostanza del cielo, del cuore, delle cose più belle. E cellule che furono mie, e che mie crederò per sempre.