Uno studio condotto dall’Azienda Ospedale – Università di Padova, Dipartimento Salute Donna e Bambino (SDB) e dai laboratori dell’Istituto di ricerca pediatrica di Padova, pubblicato su Plos One, sembra poter dare una risposta alla necessità di individuare le madri che sono a rischio di incorrere in un parto prematuro.
Parto prematuro: la risposta nel liquido amniotico
Ogni anno in Italia nascono circa 40.000 neonati prematuri, cioè prima del termine convenzionale delle 37 settimane di gestazione. Una buona parte di questi bambini, definiti “estremamente pretermine“, alla nascita pesa meno di 1000 grammi.
L’esame dei composti metabolici contenuti nel liquido amniotico può essere un valido strumento per prevenire i parti prematuri.
Parto prematuro, uno strumento in più con la metabolomica
Il professor Eugenio Baraldi, direttore dell’UOC di Patologia Neonatale dell’Azienda Ospedaliera – Università di Padova, e primo autore dello studio, ha dichiarato: “La metabolomica è una delle più recenti e promettenti scienze omiche (discipline biomolecolari, come la genomica)”.
Questa disciplina ha come scopo l’analisi di tutti i composti metabolici presenti in un campione biologico, per arrivare a conoscere il metaboloma, una sorta di impronta digitale metabolica dell’individuo.
Come ha dichiarato Maria Teresa Gervasi, dell’UOC di ostetrica e ginecologia dell’Ospedale in cui è stato effettuato lo studio, e che ha collaborato alla sua realizzazione: ” […] Attraverso questa analisi, effettuata senza ipotesi a priori, possono essere identificati nuovi biomarcatori, espressione dei meccanismi alla base di una malattia, su cui sviluppare nuovi approcci terapeutici e/o preventivi“.
Parto prematuro e complicanze polmonari, come riconoscerli in tempo
La ricerca, che ha preso in esame il liquido amniotico delle madri che si sottoponevano ad amniocentesi, ha portato a risultati sorprendenti: attraverso l’analisi metabolomica si sono potuti individuare sia i biomarcatori che indicano un rischio di parto prematuro che quelli relativi ad un possibile sviluppo di una malattia respiratoria cronica nel neonato.
Dallo studio è emerso anche che la displasia broncopolmonare si può sviluppare già durante la vita intrauterina.
Queste nuove, importanti, scoperte, aprono la strada allo studio di terapie precoci utili a prevenire i parti pretermine e l’insorgenza della displasia broncopolmonare.