Vedere mio figlio insieme a un altro bambino della sua età mi sembra una magia.
Non avrei creduto che due bimbi così piccoli, a soli 16 mesi, potessero studiarsi per conoscersi.
Francesco e Andrea vogliono imparare a stare insieme ma non hanno fretta.
Più volte ho pensato che i bambini fossero diversi da noi adulti, che avessero quell’alone di spontaneità e freschezza che li rendesse leggeri. In quest’occasione mi rendo conto che non è così.
Vivono la loro vicinanza come tra piccoli grandi uomini. Si osservano, si evitano per non dare troppa soddisfazione l’un l’altro, poi si guardano, sorridono. E giocano insieme.
Dopo le prime due volte, durante l’ultimo incontro ho notato un cambiamento importante. Si tratta di piccoli progressi, ma per me che sono una mamma scettica e incredula è un gran cosa. Io poi per natura vedo la magia in tutto. E l’ho vista anche stavolta, soprattutto quando Andrea si è rifugiato nel suo mondo per giocare da solo e Francesco gli è andato dietro. L’ha guardato, gli ha sorriso e l’ha copiato. Ha copiato quello che stava facendo. Sbatteva le manine sul muro e rideva come se fosse la cosa più divertente del mondo. Francesco, da vero prezzemolino che vuole essere coinvolto in tutte le conquiste, l’ha imitato ridendo di gioia. Insieme sbattevano sul muro a tempo di musica e controllavano per ricevere la nostra attenzione. Vedere due esserini di 16 mesi nascosti dietro una parete a battere divertiti colpi sul muro mi ha fatto una grande tenerezza. E mi ha aiutato a capire.
Ho capito che anche loro, così piccoli e inconsapevoli, hanno bisogno di scrutarsi prima di lasciarsi andare. Devono sentirsi a casa prima di scegliere se concedere una possibilità.
Sono convinta che dopo questo primo rodaggio, saranno due bambini che riusciranno a essere amici. Non so da oggi se negli anni condurranno insieme la strada della loro vita, ma so che si ricorderanno di questi momenti.
Questa piccola esperienza mi ha fatto riflettere su quanto noi genitori siamo portati a sottovalutare i bambini. Perché si, li crediamo furbi e intelligenti, li scopriamo precoci e curiosi, ma non ci aspettiamo che sappiano interagire così bene già da piccoli. Che sappiano apprezzare la condivisione, che riconoscano gli ambienti in cui li portiamo più volte o le voci che hanno ascoltato fin da neonati.
Far giocare due bambini piccoli insieme, che ancora non parlano, che gesticolano a modo loro e serve un traduttore personale per interpretare ogni tipologia di linguaggio, è un grande insegnamento di vita. È ricevere come mamma uno schiaffo educativo. Questo esempio, come tanti altri in questo faticoso cammino da neomamma, mi conferma quanto sia importante per i bambini sperimentare. Per la loro crescita è conoscenza continua. È saziare la loro fame di vita, che possono gustare con ogni ingrediente del quotidiano, con ogni piccolo condimento che noi genitori gli avviciniamo alle labbra. Per i bambini sperimentare significa riempire quei buchi che oggi sono vuoti, ma che grazie alla loro curiosità si riempiono di esperienza e formazione.
Il compito di noi mamme è di far sentire la nostra presenza e avvicinarci in silenzio ad ascoltare il loro battito d’ali.
La Cami è quella con la spillina, ovvio! Con la mamma super fashion che si ritrova!