E’ comunemente conosciuta con il nome gergale di “mammite” e per alcune mamme diventa davvero un gran bel problema da gestire.
Avviene quando un bambino seppur autonomo e capace di relazionarsi con altre persone continua in maniera insistita a cercare esclusivamente la figura della mamma.
Questa fase problematica si verifica abbastanza spesso tra i 10 e i 18 mesi, e presuppone un attaccamento morboso ed eccessivo del bimbo alla sola figura materna, manifestato soprattutto nei momenti in cui rimane con altre persone a lui vicine e fidate.
Vediamo come riconoscere questo atteggiamento e quali possono essere i migliori strumenti per intervenire tempestivamente.
Quando possiamo parlare di mammite?
Invece che voler esplorare il mondo e conoscere quanto li circonda in maniera sempre più autonoma ed indipendente anche grazie al supporto e all’aiuto di diverse figure genitoriali e relazionali vicine e con cui costruiscono un solido rapporto di fiducia a volte i bambini rimangono fortemente legati alla sola figura materna.
La mammite si verifica solitamente nel periodo compreso tra i 10 e i 18 mesi, ma si concretizza poi in fasi differenti e con gradi diversi anche tra i 2 e i 3 anni.
In questa fase soprattutto i bambini sono portati in maniera naturale a conoscere nuove persone e relazionarsi col mondo che li circonda. Purtroppo in caso di mammite muoveranno ogni loro passo di esplorazione soltanto al fianco della madre.
Ancora più preoccupante forse è se la mammite si protrae fino ai 4 o 5 anni. Si può notare facilmente se il bambino vuole fare tutto esclusivamente con la mamma, e non concede nessun momento del suo tempo ad altre figure con cui dovrebbe essere normalmente in relazione.
Perché viene questo attaccamento esclusivo?
In linea generale molto spesso si tratta di una fase passeggera che attraversano tutti i bambini. Chiaramente a seconda dei singoli casi possiamo parlare di situazioni normali o di altre invece più problematiche e difficili da gestire e risolvere.
Tutti i bambini nel loro consueto percorso evolutivo di crescita affronteranno un momento di esclusivismo per così dire naturale, magari dovuto anche a momenti di regressione in cui il contatto col mondo esterno li spaventa e turba.
I bambini necessitano perciò di un bastone su cui poggiarsi e con cui orientarsi nella realtà che si ritrovano di fronte. A volte anche malattie o forme di eccessiva gelosia nei confronti magari di un fratellino o di una sorellina in arrivo o appena arrivato possono essere causa scatenante di forme più o meno intense di mammite.
Come intervenire? Cosa fare?
Non esiste una ricetta per far guarire un bambino dalla mammite. In linea generale è necessario tener presente che si tratta di fasi che ogni bambino deve attraversare nel suo processo di crescita e che dunque nella maggior parte dei casi si tratta di episodi limitati e di passaggio che scompaiono con rapidità in modo naturale.
Occorre però favorire lo sviluppo interiore del bambino, e cioè aiutare il bimbo a costruirsi fiducia nel mondo che lo circonda e di conseguenza in se stesso.
Diventa di fondamentale importanza agire con pazienza e cautela, cercando di favorire ed aumentare i momenti in cui il bambino passa del tempo col padre, coi nonni, o con altre figure adulte di fiducia con cui potrà costruire un solido legame relazionale.
Giocare insieme, fare attività in condivisione, e trascorrere sempre più tempo della normale routine giornaliera con il bimbo aiuta le altre figure adulte diverse dalla mamma ad entrare in diretto ed intimo contatto col bambino. Determinante è anche continuare a parlare con il bambino e dimostrargli la costante vicinanza delle figure che gli stanno intorno.
Cosa non dobbiamo fare?
Affetto e pazienza abbiamo visto come siano gli ingredienti determinanti per interagire al meglio con un bimbo e aiutarlo a staccarsi progressivamente dalla sola figura materna.
Sarebbe un errore invece considerare queste fasi come consapevoli e meditate da parte del bimbo. Non si tratta chiaramente di momenti facili per nessuna delle figure coinvolte, in primis il papà che potrebbe sentirsi respinto e scartato.
Bisogna però tenere ben presente che è una normale fase di passaggio evolutivo, e l’atteggiamento del bambino non è un rifiuto volontario e consapevole delle altre persone della sua vita. Comprensione e atteggiamenti costruttivi devono sempre sostituire delusione, dispiacere o ostilità nei confronti del bimbo.